LO SGUARDO OBLIQUO

Il 7 maggio SPAZIO TADINI inaugura tre mostre

Via Jommelli, 24 Milano

Le mostre sono aperte da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19

Durante gli eventi culturali a Spazio Tadini restano aperte fino alle ore 23

Salone Tadini

Collettiva di sei artisti di rilievo internazionale:


Sibyl Cohen, Pietro Finelli, Martin Gimenez, Arnold Helbling, Aga Ousseinov, Gorazd Poposki

Per visualizzare o scaricare immagini, testi e catalogo
www.spaziotadini.it

“LO SGUARDO OBLIQUO”

Dal 7 al 2 giugno 2009

Sei artisti propongo un percorso artistico interculturale dove l’immagine vuole proporsi nel suo ruolo dominante rispetto alla parola. Una lettura che invita a liberarsi di stereotipi visivi e concettuali. Il catalogo, curato da Pietro Finelli, raccoglie le interviste fatte a ciascun artista sul tema ell’immagine, sulla contemporaneità e su quali artisti hanno influenzato il loro lavoro.

“La parola obliquo ricorre in diversi contesti, da quello matematico e geometrico a quello grammatico e figurale, a quello militare. Nel nostro caso c’interessa il contesto in cui l’obliquità è legata sia alla rappresentazione della visione sia alla visione come atteggiamento. La rappresentazione obliqua o axonometrica è antiprospettica, era preferita dagli Antichi per una scelta di chiarezza e misurabilità. Ha una storia più che millenaria essendo utilizzata dal popolo mediterraneo e cinese, che continuano a prediligere la proiezione parallela su quella prospettica. Anche l’uso che Leonardo stesso fa della proiezione parallela, costituisce un segnale davvero significativo nel contesto del Rinascimento prospettico. L’assoluta egemonia della rappresentazione prospettica, ha impedito di soffermarsi su altri modi della rappresentazione che hanno avuto una durata temporale e un’importanza pari a quella della prospettiva, dalle rappresentazioni vascolari della Grecia classica agli affreschi pompeiani, dai mosaici bizantini al Rinascimento italiano, fino al ritorno dell’assonometria nel seno dell’Avanguardia storica (Scolari). Senza addentrarci in risvolti di tipo storico, questa diversità “altra” della rappresentazione della visione c’interessa perché conferma che lo sguardo della visione non è assolutamente intrappolato nei lacci di codifiche esterne, per quanto importanti esse possano essere, ma al contrario convive con altri modi, altrettanto validi e fondamentali, della visione. Per cui lo sguardo obliquo è questa differente e “altra” capacità che l’artista muove verso le cose e il mondo in cui egli vive e si ra-presenta.”

(P. Finelli)